la sicilia ha bisogno dell'anime di fuego catalana
Palermo, “sardine” in piazza che nuotano sempre nella stessa acqua. Massimo Costa stigmatizza i contenuti della manifestazione

Le “sardine” siciliane si sono date convegno ai piedi dell’imponente struttura del teatro Massimo di Palermo. Migliaia di anti salviniani, che esponevano il simbolo del pesce azzurro (nessuno ha esposto bandiere o simboli di partito), che cantavano “Bella ciao” e urlavano gli slogan “Palermo non abbocca” e “Palermo non si lega”.
Secondo gli organizzatori e il sindaco Leoluca Orlando, in quel contesto definito “un tonno” dal deputato regionale Vincenzo Figuccia, piazza Verdì ha contenuto circa 6 mila persone di tutte le età e estrazione sociale.
“Sono scesi in piazza – scrive su Facebook il professore Massimo Costa – perché un partito di opposizione italiano potrebbe (in Italia) vincere le elezioni e quindi ci potrebbe essere un’emergenza razzismo. Anzi, come ho sentito, un emergenza populismo“.
Per il docente dell’Università di Palermo “l’unica risposta al nordismo leghista è il sicilianismo”, ma per chi protesta oggi “il problema non è neanche il nordismo, è il ‘fascismo’. – continua Costa – Il fascismo che non c’è, ma che ci deve essere per dare un senso a questa gente”.
Massimo Costa non le manda a dire e sul contenuto della manifestazione, partecipata da “chi ha la pancia piena” e pone una serie di domande a cui le “sardine”, almeno fino a oggi, non avrebbero dato una risposta.
Gli organizzatori non hanno posto la questione della disoccupazione giovanile (che in Sicilia si attesta al 60%), dell’assenza dei servizi pubblici elementari, della classe dirigente siciliana – di tipo feudale – che, secondo Costa, “vende la Sicilia al partito nazionale di turno in cambio dell’impunità per le loro clientele”.
Nessun cenno alla rete dei trasporti: “ferrovie e autostrade peggiori d’Europa”, scrive Costa, per non parlare del costo dei trasporti da e per la Sicilia, in assenza di provvedimenti che favoriscano la continuità territoriale, come avviene in Sardegna.
Costa entra nel merito dello sfruttamento delle risorse ambientali ed energetiche, in mano a “speculatori esterni senza scrupoli che lasciano in Sicilia solo l’inquinamento e portano profitti e imposte altrove” e dell’immigrazione incontrollata. “I migranti vagabondano – chiosa il professore – per le strade della Sicilia a chiedere l’elemosina o a lavorare in nero senza che si sappia chi sono e che cosa fanno”, assente nei ragionamenti e, soprattutto, afferma Costa, non una parola sui “linciaggi mediatici e il razzismo antisiciliano quotidiano”.
“Hanno protestato, in una parola, perché chi oggi nasce in Sicilia, non è cittadino italiano o europeo ma solo un suddito cui non resta che scegliere se vivere senza pari opportunità con gli altri cittadini della stessa Repubblica o scappare?”: è una delle domande che si è posta Costa, a cui ha dato una risposta secca: no!

Massimo Costa
Assente da dibattito anche il tema, molto caro a Costa, dell’Autonomia della Regione Siciliana: dal 1947 i manifestanti siciliani “avrebbero dovuto avere un’Autonomia che li poneva in condizioni confederali con l’Italia e si ritrovano ad essere una colonia”.
Insomma, secondo il docente universitario, a piazza Massimo si è parlato di argomenti che non hanno interessato la stragrande maggioranza dei siciliani.
La piazza non avrebbe contenuto le masse interessate se a quanto scritto aggiungessimo il “clima di terrore fiscale, chi ha il controllo totale delle nostre vite, le lobby alimentari o farmaceutiche, l’Europa usuraia”, l’assenza di uno “stato sociale”, l’iniquità delle pensioni e sulle difficoltà di “arrivare a fine mese con la spesa”.
Secondo Costa in piazza dovrebbero ritrovarsi “4 o 5 centomila, ogni giorno, finché la Sicilia non diventerà di nuovo un Paese libero”.
Ci sarebbe da evocare le piazze “rumorose” di Barcellona e della Catalogna, ma siamo in Sicilia e lo spettro del “fascismo” – che non c’è (almeno non abbiamo notizie di apprezzabili procedimenti giudiziari) – mette in secondo piano le questioni più pregnanti sul futuro dell’isola.
Effettivamente, il vero nemico della Sicilia non è rappresentato da Salvini o dalla sua Lega – che, in ogni caso, mietono consensi nella maniera più democratica possibile e senza nessuna arma puntata alla tempia – bensì dall’ignoranza dei siciliani che non si sono mai accorti di ciò che tutti i governi che si sono susseguiti hanno loro fraudolentemente sottratto.
Tuttavia, c’è da riflettere sul significato che le “sardine” danno all’acqua dove nuotano. “Cos’è e com’è l’acqua”, per evocare il ragionamento di David Foster Wallace (Questa è l’acqua, ed. Einaudi). Quanti sapranno rispondere alla domanda, che pone l’autore: “ma cosa diavolo è l’acqua?”
Costa ha ragione: stigmatizza la presenza alla manifestazione di “tanta gente con la pancia piena”, tuttavia, teme “quelli con la pancia vuota” e tra le righe mette in guardia: “prima o poi…”
Finirà come Barcellona? Forse sì, la Sicilia ha bisogno dell’anima di “fuego” catalana, ma i siciliani devono sapere “cos’è e com’è l’acqua”, per non rischiare di annegare “dentro la stessa dannatissima acqua”.
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